Sappiamo veramente cosa è l’inflazione? pt.2
Sappiamo veramente cosa è l’inflazione? Sappiamo veramente, al di là di scolastiche definizioni identificarne le cause e le molteplici implicazioni? Riusciamo a coglierne la complessità evitando interpretazioni semplicistiche e pratiche di intervento meccaniche? E, questo sapere eventuale, riusciamo ad applicarlo alla situazione inflattiva attuale in modo da descriverne le specificità e individuarne pratiche di contenimento?
L’ intervento, suddiviso in due parti, che segue ha lo scopo di rispondere a queste domande. A questo link troverete la prima parte, di seguito la seconda.
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Nel mezzo della crisi pandemica auspicare una ripresa dei consumi consentiva, a livello teorico, di considerare la ripresa dell’inflazione, non come una immotivata stranezza, ma come effetto di cause precise. Le cause di questa inflazione, che, nello scorso mese di aprile ha messo a segno negli Stati Uniti un incremento del 4,2% su base annua, sono connesse alla crescita post pandemia della domanda mondiale.
Una domanda che si riallinea progressivamente ai periodi pre-covid comporta l’aumento dei prezzi delle materie prime. L’aumento registrato è in generale rilevante con punte molto significative espresse, ad esempio, dal petrolio (+ 50% rispetto all’anno precedente) e dal rame (record storico di prezzo a tonnellata).
Il riallineamento della domanda, amplificato dalla necessità da parte delle imprese di ricostituire il prima possibile le scorte azzerate durante il periodo pandemico, determina criticità e aumenti di prezzi nel sistema dei trasporti: così, a maggio 2021, nel mondo globalizzato, si registra una drammatica carenza di container…
Riallineamento, ricostituzione delle scorte, criticità nel sistema trasporti e in generale nel sistema di offerta non dovrebbero – così assicurano gli economisti – condurre la rilevata inflazione fuori da un ambito di congiuntura, in un ambito strutturale.
Più complesso è prevedere l’impatto inflattivo del mare di liquidità che necessariamente e con nobili finalità è stato e sarà riversato nel sistema attraverso politiche di bilancio e politiche monetarie.
Il “programma Biden”, ad esempio, prevede tre interventi di spesa: 1.900 mld di aiuti contro i lockdown, 2.000 mld mal contati per infrastrutture e 1.800 mld di aiuti alle famiglie. Si tratta di una massa di 5.700 mld di dollari a cui si devono aggiungere i risparmi accumulati dalle famiglie nel periodo pandemico che vengono stimati in ulteriori 1.800 mld di dollari. Una “valanga” di circa 7.500 miliardi di dollari che entrerà nel circuito economico e sociale e che non può non avere rilevanti riflessi sull’incremento della domanda e di conseguenza una rilevante spinta inflazionistica.
L’efffetto combinato disposto delle cause riconducibili alle criticità in ambito d’offerta e interventi di politiche di bilancio e di politiche monetarie espansive recita un solo nome: inflazione. Le leve a disposizione per contenerne la crescita sono: a) ridurre l’afflusso di moneta nel sistema b) alzare i tassi di interesse ( il “prezzo” della moneta). Per frenare l’aumento dei prezzi dei beni di consumo e di investimento la ricetta è: poca moneta ad alto prezzo. Semplice, vero? Eccoci nuovamente nel mondo semplificato della modellistica economica…
E’ bastato che Janet Yellen, ex Presidente della Fed, oggi Segretaria al Tesoro americana, paventasse la necessità di ritoccare verso l’alto i tassi d’interesse per limitare il surriscaldamento dell’economia, per “freddare” e condurre minacciosamente al ribasso i mercati azionari, mercati, sia detto per inciso, assuefatti da anni a flussi rilevanti di moneta a basso costo., al punto da costringere la ex Presidente ad una rettifica a mercati chiusi.
Che fare, allora con l’inflazione? Innanzitutto evitare dichiarazioni estemporanee… mantenere la barra dritta sull’obiettivo di contenimento, assumerne realisticamente la complessità e monitorarne costantemente l’andamento attraverso il controllo delle cause sia di natura macroeconomica che di congiuntura.
E’ inoltre auspicabile che lo spazio compreso tra inflazione “virtuosa” e inflazione “fronte della distruzione” possa essere destinato all’inserimento del tema inflazione quale tema di una educazione economica e finanziaria di base destinata al grande pubblico.