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Prima dell’economia circolare: dall’economia alla bioeconomia

A partire dagli anni settanta del XX secolo l’opera del grande economista rumeno Nicholas Georgescu-Roegen  si qualifica come il più  importante contributo, in ambito economico,  a favore del consolidamento di una sensibilità ecologica e il più concreto richiamo alla presenza di limiti invalicabili allo sviluppo.

Padre della Bioeconomia, approccio economico, alternativo alla economia mainstream, che individua il sistema biofisico e i processi biologici in cui e su cui è innestato il processo economico stesso, Georgescu Roegen ha cercato “risposte rigorose agli ideali di una economia giusta e compatibile con le leggi della natura”.[1]

Alternativa rispetto all’economia mainstraem, alla sua visione di un consumatore mai sazio, soggetto/oggetto di un processo produttivo finalizzato unicamente all’ utile, privo di qualsiasi freno interno e limite esterno, la bioeconomia assume come suo elemento di partenza il concetto di limite biofisico della crescita richiamandosi alle leggi della termodinamica.

I limiti dell’ecosistema Terra, sistema chiuso in cui “nulla si crea e nulla si distrugge” e in cui la quantità totale delle forme di energia rimane costante, sono messi a repentaglio dal sottosistema umano di economia/produzione.

Infatti, se dal punto di vista quantitativo tutto ciò che il sottosistema utilizza ritorna nell’ecosistema, dal punto di vista qualitativo ritorna profondamente cambiato per effetto dell’entropia, vale a dire  di un processo irreversibile di degradazione.

Molto semplicemente, per dirla con le parole di Georgescu-Roegen: “Non possiamo produrre frigoriferi, automobili o aerei a reazione “migliori e più grandi” senza produrre anche rifiuti “migliori e più grandi”.

La materia/energia degradata rappresenta un costo per noi e per chi verrà dopo di noi: contrariamente a quanto pensava l’economista turbo-liberista Milton Freedman non è l’economia, ma la natura, che non offre pasti gratis.

L’approccio bioeconomico di Georgescu Roegen è uno strumento di eccezionale portata critica all’economia mainstreaem ed ai suoi fondamenti[2] e un percorso facilitante l’assunzione di soluzioni drastiche di inversione di tendenza. Non è un caso che proprio l’economista rumeno sia ritenuto dai più l’ispiratore delle radicali teorie della decrescita.

Bene! A questo punto un breve riepilogo può essere utile per richiamare i motivi e gli strumenti che guideranno e supporteranno il nostro percorso di avvicinamento alla economia circolare.

  • Due sono le motivazioni che ci guidano: lo stato di salute del pianeta (motivazione strutturale) e gli imponenti investimenti di matrice europea finalizzati ad una svolta ecologica (motivazione congiunturale).
  • l’Earth Overshoot day, dato illustrativo sintetico che esprime la relazione tra biocapacità e impronta ecologica, ci indica con chiarezza che consumiamo più risorse di quanto il pianeta riesca a generare.
  • Il concetto di “confini planetari” elaborato dal team di scienziati guidati da Johan Rockstrom ci rende consapevoli di vivere su un pianeta caratterizzato da invalicabili limiti ambientali.
  • L’integrazione di riferimenti base di natura sociale ai limiti ambientali attuata da Kate Raworth delinea uno spazio di sostenibilità perseguibile(ciambella).
  • Il richiamo alle teorie malthusiane ci aiuta a comprendere che il tema dei limiti dello sviluppo e della azione economica non è assimilabile ad una moda del momento ma è tema sul quale la riflessione è viva da più di duecento anni.
  • L’approccio bioeconomico di Georgescu Roegen, lettura dei fondamenti dell’economia alla luce dei principi della biologia e della fisica, ci aiuta a cogliere, su basi scientifiche l’insostenibilità dei fondamenti stessi dell’economia mainstream e ci sprona ad individuare percorsi di sviluppo ad essa alternativi.

 


[1] Mario Bonaiuti, Introduzione a Nicholas Georgescu Roegen, Bioeconomia 2003 Bollati Boringhieri Torino.

[2] Come ricorda Bonaiuti  (a) in un mondo fisicamente limitato, (b)in cui materia e energia sono sottoposte ad un irreversibile processo di degradazione, (c) presupporre la non sazietà del consumatore, (d) significa postulare le condizioni della propria autodistruzione come specie.

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