Manuale Autocoscienza Digitale, intervista Massimo Bertani

Il progetto Cittadini Digitali, realizzato da quattro associazioni di consumatori lombarde (Adiconsum, Confconsumatori, Federconsumatori e Movimento Consumatori) nell’ambito del Programma regionale di tutela dei consumatori 2019-2020, grazie al contributo di Regione Lombardia, nasce dalla consapevolezza che il processo di digitalizzazione in corso porta con sé, insieme ai molti benefici, anche un discreto numero di criticità. Affinché le nuove tecnologie incidano positivamente in tema di inclusione sociale, accesso ai servizi, uguaglianza e sviluppo, è necessario porre maggiore attenzione all’informazione ed educazione degli utenti ed è su questi aspetti che il progetto vuole svilupparsi.

Il progetto è stato finalizzato nella creazione di un sito web www.esseridigitali.it , e nella creazione di un Manuale di Autocoscienza Digitale. Abbiamo intervistato l’autore del libro, Massimo Bertani, per capirne le motivazione, l’impostazione data al manuale, e gli obiettivi che si è posto nel breve e lungo termine.

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La prima domanda che volevo farti è legata ai motivi per i quali avete deciso di creare questo corso. Perché credi ci sia bisogno di un corso di questo tipo?

Il corso, composto da manuale di Autocoscienza digitale e dalle relative slide, è uno strumento a disposizione degli addetti delle sedi territoriali per affrontare quella che si è ormai delineata come “emergenza digitale”, un fenomeno complesso apportatore di vantaggi irrinunciabili, il cui utilizzo implica l’assunzione di una componente di rischio.  Quando parlo di rischio parlo di rischio diffuso il cui perimetro travalica quello delle truffe e dei furti e si estende agli ambiti della violenza relazionale, della dipendenza e della manipolazione.

Un motto del Manuale di Autocoscienza digitale che mi ha colpito è: “Meglio ripianare buche che costruire montagne”. Come mai hai scelto questo come statement?

All’inizio del lavoro ho pensato che le mie paure, la mia ignoranza, la mia scarsa consapevolezza nei confronti del fenomeno digitale fossero “valori”, valori da condividere con molti altri utilizzatori.  Il riconoscere una lacuna, la buca di cui hai letto, condividerla senza remore con altri e sforzarmi, con l’aiuto di esperti e di tecnici, di ripianarla mi è parso il modo di giusto di approcciare il lavoro. Certo, essendo il mio caso un caso abbastanza disperato, gli esperti hanno dovuto impegnarsi parecchio.  Il combinato disposto delle mie lacune, degli interventi dei tecnici e del confronto con altri utilizzatori, che agisce nel fondo del corso,  alla fine – almeno per me – ha funzionato: oggi sono un utilizzatore digitale piuttosto consapevole.

Qual è l’impostazione formativa  del corso?

Sostanzialmente individua  due piani: quello degli atteggiamenti e quello dei comportamenti.

Il piano degli atteggiamenti è il piano soggettivo delle motivazioni, delle emozioni, della consapevolezza. E’ il piano delicato dove è posta l’immagine del sé dei partecipanti e dove è possibile incontrare atteggiamenti di sottovalutazione, leggerezza, inconsapevolezza relativa all’uso del digitale, così come riluttanza nel mettersi in gioco, nel sentirsi all’altezza del compito da parte di un pubblico più anziano…

Il piano dei comportamenti – molto più semplicemente – è il piano del fare, del saper fare, di che cosa concretamente fare.

Il corso è strutturato in tre parti. La seconda e la terza parte intervengono su problematiche attuali e porgono al partecipante indicazioni molto concrete. La prima parte, incentrata sulla definizione del contesto digitale, mi è apparsa più teorica…

Solo attraverso l’analisi del contesto noi riusciamo a definire il senso delle nostre azioni. E’ il contesto che assegna senso al nostro agire. Teorico o non teorico, è imprescindibile capire dove ci troviamo ad operare. In modo particolare in ambito digitale, ambito che si caratterizza per essere un mondo “altro” rispetto al mondo reale: ti porgo un esempio.

E’ una rilevazione di Alessandro Curioni, autore dei cui libri consiglio la lettura, relativa alla “percezione del rischio”.  Nel reale noi percepiamo il rischio attraverso i nostri sensi. La sensazione di pericolo avviene attraverso le informazioni che olfatto, tatto, udito, e vista trasmettono al nostro cervello. In un mondo fatto di bit i nostri sensi risultano sostanzialmente fuori gioco definendo una nostra “inadeguatezza biologica” al e nel digitale…

Che obiettivi vi siete posti con la stesura di questo corso nel breve e nel lungo periodo?

Siamo intervenuti in ambito di atteggiamenti e di comportamenti con due obiettivi immediati nei confronti dei partecipanti e di noi stessi: l’assunzione di un atteggiamento di “diffidenza riflessiva” e la disponibilità di comportamenti specifici in caso di necessità. L’obiettivo di lungo periodo è quello dell’ ottenimento della “quasi sicurezza”. “Quasi sicurezza” perché come abbiamo scritto nel manuale di Autocoscienza digitale “un mondo sicuro al cento per cento non esiste, e forse, non sarebbe nemmeno auspicabile”.