L’economia circolare
L’economia circolare si chiama circolare perché non è lineare.
L’economia lineare inizia con l’uso di materia prime, quindi, con un processo di estrazione/prelievo delle stesse, si sviluppa attraverso le tre fasi di produzione, distribuzione, consumo e termina con l’accumulo di scorie e rifiuti:
Inizio e fine dell’economia lineare rispettivamente coincidono con un metaforico “buco” e con una non metaforica montagna di rifiuti.
Il percorso dal buco alla montagna è effetto della prima legge della termodinamica. Ricordate il richiamo di Georgescu Roegen? Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma e, per effetto dell’entropia, tutto si degrada: all’inizio materie prime e dopo, rifiuti.
A differenza di una linea che si caratterizza per avere un inizio e una fine, un cerchio si caratterizza per la loro mancanza.
La prima caratteristica dell’economia circolare, che si sviluppa sulle fasi indicate in figura, è proprio, almeno nelle intenzioni, non avere un inizio (il ricorso esclusivo al prelievo di nuove risorse naturali) e, di conseguenza, sempre nelle intenzioni, non avere una fine, nel senso di non ritrovarsi con una insostenibile montagna di rifiuti[1].
L’obiettivo di minimo ricorso al prelievo di nuove risorse e di riduzione della massa di rifiuti è perseguito attraverso fasi ed interventi che, o non compaiono nel percorso dell’economia lineare (rifabbricazione, riutilizzo, riparazione, raccolta, riciclaggio) o che ne assumono un diverso significato.
La progettazione, ad esempio, a fianco degli obiettivi di utilizzo e profitto è orientata ad una esigenza di sostenibilità, vale a dire di una autonoma rigenerazione di quanto si produce.
L’enfasi sulla progettazione è riconducibile da un lato alla necessità di disporre di prodotti e materiali coerenti ad una logica di riutilizzo, riciclaggio e riparazione, dall’altro al riconoscimento degli stessi produttori, soggetti detentori di conoscenze tecniche, e sui quali si concentrano i profitti, come responsabili, anche se non in via esclusiva, della ideale chiusura del cerchio, vale a dire di un ideale processo perpetuo di rigenerazione.
Pur contestandone l’impostazione ultraliberista ed il connesso dogma del primato assoluto del profitto, l’economia circolare si muove all’interno dell’economia di mercato sforzandosi di fornire risposte diverse e innovative al principio di scarsità.
Mentre l’economia lineare fronteggia la scarsità di materie prime concentrandosi sul buco, vale a dire ricercando nuovi giacimenti e ampliando i processi di estrazione e prelievo, l’economia circolare si concentra sulla montagna degli scarti, delle scorie, delle macerie, dell’inutilizzato e del non funzionante.
Nel processo circolare i rifiuti cessano di essere rifiuti e acquisiscono nuovo valore positivo a livello economico, sociale e ambientale divenendo nuova materia pronta per rientrare o nel ciclo di produzione o nel ciclo naturale.
[1] Il principio che ispira l’economia circolare è quello del funzionamento stesso dei cicli vitali naturali – come quello dell’acqua – caratterizzati da autorganizzazione e assenza di sprechi.
Floreale foto creata da rawpixel.com – it.freepik.com