Ciò che crediamo di sapere (e non è così) può farci male.

Il signor Fulvio è in possesso di forti convincimenti.
Mi pone delle domande ma, ovviamente, è del tutto disinteressato ad ascoltare le mie risposte.

Esterno giorno. Portone di condominio in zona popolare di Milano.

Signor Fulvio: Un mio amico che, fortunato lui, è molto ricco mi ha detto di fare i BITIPI. Cosa ne dici?
Io: Dico che con i BTP presti soldi allo Stato…
Signor Fulvio: Dice che se compro i BITIPI a 90 poi – diciamo tra sette anni – lo stato mi ridà 100 e in più mi da una cedola del 5% all’anno.
Io: 90, sette anni, 5%… sei proprio sicuro?
Signor Fulvio: I BITIPI che mi ha consigliato il mio amico non sono mica italiani, sono portoghesi. Tanto è la stessa cosa.
Io: Stessa cosa un cavolo…
Signor Fulvio: Italia… Portogallo… che differenza fa?
Io: (un poco insofferente) La differenza c’è…
Signor Fulvio: Sì, ma questi sono in dollari
Io: (sempre più insofferente) Così c’hai anche il rischio valuta…
Signor Fulvio: Ma cosa c’è più forte del dollaro?
Io: (cercando di contenere l’ira) … ammazza oh, quanto sò bravi stì amerigani!
Signor Fulvio: Eh! Ma se non sono sicuri neanche gli americani cosa faccio, li tengo in casa i soldi?
Io: (allontanandomi) Fai come vuoi, guarda che iniziamo a vedere una parvenza di inflazione…
Signor Fulvio: (alzando un po’ la voce) Io in banca i soldi non li lascio… sono tutti ladri!
Io: (da lontano) Ti beneauguro.

Interno giorno. Tavolo di bar con caffè e brioche… in sottofondo commenti su partite di calcio.

Sto sfogliando il libro Economia Emotiva di Matteo Motterlini.
Alla penultima pagina leggo:
In conclusione, se hai avuto la voglia e la pazienza di metterti alla prova, allora avrai compreso che a cacciarci nei guai non è tanto ciò che non sappiamo, quanto ciò che crediamo di sapere e non è così.

Massimo Bertani