21 Ottobre 2021 – 97ª Giornata Mondiale del Risparmio.

Ottobre è il “mese” in cui Istituzioni, Media, Esperti e Addetti ai lavori riflettono sul ruolo strategico del risparmio all’interno del sistema economico. All’ attenzione posta sull’ ”oggetto” risparmio non corrisponde analoga attenzione sul soggetto che lo determina: il risparmiatore.

L’articolo “La solitudine del risparmiatore” è pubblicato in memoria di Luigino D’Angelo che “Il 28 novembre 2015  si è suicidato dopo aver perso tutti i suoi risparmi”.

 


La solitudine del risparmiatore

Il 28 novembre 2015, poco prima delle 17, Luigino D’Angelo si è suicidato dopo aver perso tutti i suoi risparmi.

Il “clamore” suscitato dal suo gesto è completamente scemato.

Prima di togliersi la vita Luigino ha scritto che lo faceva non perché aveva perso tutti i soldi, ma per lo “smacco” subito.

Lo “smacco” è l’umiliazione.  L’umiliazione inferta a chi ha avanzato richieste che sono state ripetutamente inevase, a chi ha posto domande alle quali non è stata fornita risposta, a chi, probabilmente, si è sentito trattare con un atteggiamento di bonaria sufficienza.

Il “clamore” suscitato dal gesto di Luigino è completamente scemato.

Tutti quelli che dovevano parlare hanno parlato: Istituzioni, Media, Esperti e Addetti ai lavori hanno fornito indicazioni, suggerimenti, consigli e buoni propositi.

E più la mole di parole è cresciuta più in noi è cresciuta una, sconfortante, impotente, rabbia strettamente connessa ad un senso di solitudine: la solitudine del risparmiatore.

Solitudine e smarrimento di chi ha risparmiato per sottrarsi all’incertezza e scopre che proprio quel gesto l’ha condotto al centro dell’incertezza, dell’instabilità e della casualità.

La filosofia – scrive un filosofo – nasce dal terrore provocato dall’imprevedibilità della vita. Ma Luigino , che, come noi non era un filosofo, ha fatto, come noi abbiamo fatto e facciamo, quello che poteva e doveva fare, per se stesso e per le persone che amava: ha risparmiato.

Allora: chi aiuta Luigino?  Non quelli che approfittano di lui per acquisire un po’ di notorietà. Non quelli che lo utilizzano per dar contro a qualcun altro.  E poi, ed è doloroso dirlo, non le “preposte” Istituzioni.

Queste, come direbbe una poetessa italiana, pensano ma non “sentono”. Le istituzioni informano e scrivono, e scrivono migliaia di pagine: acquisiscono un primato di efficienza che si scontra con il massimo di inefficacia incarnato dalla tragica fine di Luigino.

Il catafalco di Luigino è l’enorme mole di carta da lui stesso controfirmata pagina dopo pagina, che a lui non è servita a niente, mentre è servita e serve, eccome, alle Istituzioni per dire che norme e procedure sono state rispettate.

Le Istituzioni sono, sicuramente, efficienti ma non sono efficaci.  E in caso di necessità è sempre utile riuscire a dimostrare che le impronte digitali sul revolver alle tempie di Luigino sono proprio quelle di Luigino.

Il clamore suscitato dal gesto di Luigino è scemato.

Rimangono le domande che quel gesto ha porto. Domande alle quali nessuna Istituzione, nessun esperto e nessun addetto ai lavori è in grado di rispondere: “Chi sono i miei alleati?”, “Chi sono i miei nemici?”, “Come mi devo comportare?”, “Quali sono le domande che devo porre per ottenere una risposta”, “A chi devo rivolgerle?” e, soprattutto, “Perché sono così solo?”